13 marzo 2010

Gli italiani di Randwick

Ieri (venerdì 12) sono uscita presto dall'ufficio e sono andata a fare la spesa in centro a Randwick, il sobborgo di Sydney dove viviamo.

Passeggiando tra vie ormai familiari osservavo una volta di più la quantità di fisionomie diverse che si incontrano per strada, in una tranquilla convivenza che non lascia trasparire tensioni "razziali" (anche aspre) che l'australia ha avuto anche recentemente (ve le ricordate le navi indonesiane stracariche al largo dell'australia circa 10 anni fa che il governo di allora non voleva lasciar attraccare? Antecedente poco glorioso ai respingimenti dei nostri leghisti..)

Così per strada, capita di vedere giovani cinesi, giapponesi, vietnamiti, e così via che fanno parte delle ondate migratorie + recenti (a proposito, tutti gli studenti e i giovani ricercatori del gruppo dove lavoro sono cinesi, giapponesi e tailandesi), assieme a signore più british della regina d'inghilterra o a triestini con accento "doc". È si, sentir parlare italiano a randwick è facile. Basta andare alla panchina di fronte al fruttivendolo del piccolo centro commerciale. Non so se sia una coincidenza o un luogo "convenuto", ma tutte le volte che passo di lì ci sono signori di una certa età, probabilmente pensionati, che chiacchierano amabilmente in italiano, con questo o quell'accento, in genere del nord italia. Ieri mi è capitato di sentire un tipo, con accento triestino fortissimo, che raccontava ad un altro signore di quando lui è partito da Trieste, nel '55, e di come sia tornato in Italia solo due volte da allora...
MI ha fatto pensare a tante cose, agli emigranti di ieri e di oggi. DI chi è così fortunato come noi da poter viaggiare per scelta, e di chi invece deve partire per forza, ma mi ha fatto anche tenerezza e mi ha fatto sorridere perchè raccontava la sua storia con leggerezza come se fosse soddisfatto di come gli era andata.

Di emigrati italiani qui ce ne sono molti. Dalle signore sorridenti che potresti vedere al mercato del Lunedì (di Poggio Rusco) e che persino vestono con le stesse bluse a fondo blu e fantasie che piacciono alla zia Nedda, a certi settantenni con un viso da pianura padana... che poi per curiosità ti avvicini ed infatti sono (erano?) italiani. Ieri ne ho visto uno col sacchetto della spesa da cui traspariva pane e caffè lavazza :) Domenica scorsa, invece, al ritorno da Bondi eravamo seguiti da due signore con forte accento meridionale (ad occhio, siciliano) che parlavano, chi l'avrebbe mai detto, di un certo ristorante, e di quante portate servivano e di come era la pasta...

Probabilmente hanno avuto delle vite piene e faticose, ma adesso sembrano godersi il tempo da pensionati e si ritrovano sulla panchina e al baretto lì vicino a chiacchierare. A Randwick molti avevano negozi. A Sydney il mercato del pesce è stato fondato da calabresi negli anni '50. Nel banco dei salumi la mortadella è sempre in prima fila, e una delle principali catene di supermercati ha una pubblicità di cibi pronti in cui "Anna Verolin" spiega, in un inglese con un accento italiano pazzesco, come sono fatte le sue polpette (dice proprio così: polpette e non meat ball).

Insomma, chi arriva trasforma questo posto portandoci del suo, con il bello e il brutto che ciò comporta (penso ai nativi australiani e a quel che è stato fatto loro fino a molto di recente... i primi tentativi di riconoscere la cultura aborigena sono del 1990... mica tanto tempo fa...), ma certamente il risultato è affascinante.

A proposito di italiano vorremmo andare a vedere il quartiere italiano di Sydney... chissà se faremo in tempo. Tra le mille cose da fare il tempo vola. Se andiamo ne scriverò.

Per cena Indonesiamo... la roba + piccante che abbia mai mangiato (o quasi se si esclude l'Harissa marocchina)

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